domenica 20 febbraio 2011

Mahabharata Parte II

Mandala nel tempio Sri Meenaksi di Madurai
Il re cieco Dhritarashtra aveva deciso di nominare erede al trono il saggio Yudhishthira, ma Duryodhana, malvagio primogenito dei Kaurava non può tollerarlo e convince il padre ad allontanare i cinque Pandava dal regno con una scusa. Dhritarashtra si lascia convincere e manda i Pandava con la loro madre Kunti a Varanavata, città del regno dove si sarebbe celebrata una grande festa religiosa.
Nel frattempo in questa città su ordine di Duryodhana venne costruito un palazzo di lacca, una residenza destinata ai Pandava interamente edificata con materiali altamente infiammabile. Il progetto di Duryodhana e degli altri cospiratori era quello di dar fuoco alla casa con dentro gli odiati cugini e la loro madre.
I Pandava, ignari della trappola che li aspettava, partono felici per quel periodo di vacanza e, giunti a Varanavata prendono alloggio nel palazzo per loro appositamente costruito, ma vengono avvisati della congiura e riescono a mettersi in fuga da un passaggio sotterraneo mentre il palazzo è distrutto dalle fiamme.
Ad Hastinapura credono che i Pandava e Kunti siano morti nel rogo, Duryodhana è felice: non ci sono più ostacoli tra lui e il trono.
Per molto tempo i fratelli Pandava restano in incognita nelle vesti di devoti brahmani e vivono della carità degli altri. Benvoluti dalla gente e amati da tutti, vivono serenamente in attesa che le acque si calmino.
Un giorno giunge notizia dello swayamwara di Draupadi, la bellissima figlia di Drupada, re di Panchali. Si trattava della cerimonia durante la quale la principessa avrebbe scelto il proprio marito. Avrebbe ottenuto la mano di Draupadi colui che fosse riuscito a piegare un arco d’acciaio, ad incordarlo e a colpire un bersaglio facendo passare la freccia all’interno di un anello in movimento.
Arjuna vince la prova e conquista la mano di Draupadi. Arrivato sulla soglia di casa, Arjuna grida a Kunti: “Madre, guarda cosa ho conquistato!” Kunti, non sapendo che si trattava di una donna, risponde: “Dividetelo in parti uguali come fate di solito.” Per non contraddire la parola della madre, tutti e cinque i Pandava allora si vedono costretti a sposare Draupadi, raro esempio di poliandrismo in letteratura, con l’accordo che ogni fratello avrebbe vissuto con la moglie per un anno, per poi lasciarla all’altro fratello per uno stesso periodo e così via.
Alla notizia che i Pandava sono vivi, grande è lo stupore nella città di Hastinapura, c’è chi gioisce, come Bhishma e Drona, chi invece maledice il destino, come Duryodhana, perché il suo piano è miseramente fallito e perché i Pandava hanno anche ottenuto la mano di Draupadi e, con essa, l’importante alleanza col regno di suo padre Drupada.
Il re Dhritarashtra decide che è il momento di festeggiare, invita i Pandava ad Hastinapura e divide il regno assegnando un territorio arido, impervio e disabitato ai Pandava e riservando ai propri figli la parte migliore del territorio.
I Pandava accettano di buon grado il territorio e in men che non si dica costruiscono una città meravigliosa, Indraprastha, e un regno florido che rapidamente si popola.
La reggia dei Pandava è meravigliosa, sontuosa, piena di meraviglie e di immensi tesori, non paragonabile ad alcuna altra residenza.
In poco tempo Indraprastha e il suo splendido castello surclassano Hastinapura e la reggia dei Kaurava. Yudhishthira diventa il re più potente della zona e, grazie alle alleanze con altri regni, rappresenta una seria minaccia per i cugini che regnano su Hastinapura.
Duryodhana, che ha toccato con mano le meraviglie di Indraprastha durante una visita, si rode di invidia e di gelosia. Non può accettare che i cugini prosperino ai confini del suo regno ed è preoccupato di dover vivere sottomesso ai Pandava. Per questi motivi architetta un’altra congiura, più sottile, più fatale.


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