giovedì 31 dicembre 2015

Che meraviglia le grotte di Ajanta!

Le trenta grotte buddhiste di Ajanta sono uno splendore. 
A circa 100 km da Aurangabad (due ore di auto) si trova questo sito archeologico che toglie veramente il fiato. Si tratta di trenta grotte scavate nella roccia di basalto su un altopiano a ferro di cavallo che dà sul fiume Waghore.
Le grotte sono state realizzate tra il II sec. a.C. e il VI d.C.. Oltre alla suggestione della location, le grotte raccolgono delle pitture murali e delle statue veramente belle.
In particolare nella grotta n. 1 e nella grotta n. 16 ci sono delle pitture che illustrano la vita del Buddha e quel che più impressiona è che gli artisti conoscevano già alla perfezione la regola della prospettiva. Tutte le figure e tutti gli edifici sono in prospettiva, i personaggi caratterizzati nella propria fisionomia ed i colori ancora molto accesi.
Le statue riproducono il Buddha in molte posizioni e con diversi mudra. Quella che mi ha colpito di più è conservata nella grotta n. 26. È un gigantesco Buddha sdraiato con la testa appoggiata ad un cuscino.
Domani a Ellora.

P.S. niente foto perché la connessione fa le bizze.





mercoledì 30 dicembre 2015

Il Mahalakshmi Templum

Questa mattina, primal di partire per Aurangabad, abbiamo visitato il Mahalakshmi Templum di Mumbai che si trova su un promontorio sul mare a nord di Marina Drive. È un tempio dedicato a Lakshmi, sposa si Vishnu e dea della ricchezza. Il tempio, costruito alla fine del '700, non presenta grande interesse da un punto di vista architettonico o artistico, ma è molto interessante visitarlo perché è sempre molto affollato e il quartiere circostante è veramente caratteristico.
Japamala, i rosari hindu
La stradina che dalla via principale (Bhulabhai Desai Road) porta al Tempio è costellata di negozietti che vendono oggetti devozionali, fiori, ghirlande, immagini sacre e frutta per le offerte alla Dea, burro, canfora (per il fuoco), polveri colorate per segnarci la fronte. Il tutto è molto colorato e coinvolgente.
Tolte le scarpe, una gradinata, con file separate per uomini e donne, porta all'interno del Tempio. Nella cella più sacra, il garbaghra, sono poste tre immagini tutte ricoperte di argento, si tratta di Lakshmi, Kali e Saraswati rispettivamente spose di Vishnu, Shiva e Brahma, gli dei che rappresentano la trimurti hindu.
Usciti dal garbaghra anche noi abbiamo celebrato il rituale della monetina. In pratica su una determinata parete abbiamo posto la nostra moneta che, una volta lasciata, è caduta in un contenitore protetto da grate.
Ci siamo garantiti ricchezza per i prossimi anni? Deciderà Mahalakshmi!

martedì 29 dicembre 2015

E rieccoci a Mumbai

E rieccoci a Mumbai, città vista e rivista che non ci stanca mai.
Dopo un lungo volo da Parigi, siamo arrivati a Mumbai, due ore di sonno e pomeriggio dedicato al girovagare per la città. Ovviamente siamo finiti al Leopold, nostro (e non solo nostro) locale di riferimento in questa affascinante città. Certo gli addobbi natalizi con tanto di pupazzo di neve non ci stanno granché.
Il Leopold Caffè a Mumbai
Oggi è il 29 e abbiamo passato la mattina all'Isolo di Elephanta o, meglio, di Gharapuri. Qua ci sono dei templi rupestri bellissimi, tutti scavati nella roccia, con statue e bassorilievi che, purtroppo, sono stati danneggiati o addirittura distrutti dai civilissimi portoghesi che giunsero a Bombay a portare la civiltà e distruggere i simboli infedeli (vi ricorda qualcosa di attuale?).
Si tratta di una decina di grotte realizzate tra il 400 e l'800 dC e quel che resta comunque vale la pena dell'oretta di traghetto da Gate of India.
Questo sotto è Shiva nei sue tre aspetti: creatore, preservato re e distruttore dell'universo.

Il pomeriggio lo abbiamo passato a Crawford Marketing e nelle pazzesche strade del quartiere dove si vende di tutto e sembra che si siano dati appuntamento tutti gli indiani. Caos pazzesco. 
Ora a letto, domani partenza per Aurangabad.

sabato 14 novembre 2015

What I'm doing

I'm planning my next trip to India. I just finished the powerful and controversial book "Hindu" of Wendy Doniger and now I'm reading "Delhi" of Rana Dasgupta (Ed. Feltrinelli) and the Bhagavad Gita with commentary by Sri Sankara (Ed. Luni).

The trip: Mumbai, Aurangabad, Ellora and Ajanta, Nasik, Cochin. Starting on December 27, returning on January 11. Plane, train and car.

"Hindu" is a book that gives a lot of information, but that is simplistic purporting to tell the India story (alternative) from sources, 50 million years ago, to the Indian diaspora in the United States. The pages are so many (776), but not enough to avoid the sin of superficiality. However, it is a very interesting read and informative although some theories seem a little weird.

The book "Delhi" are just beginning (pages 140 to 443), it is therefore too early to make a judgment, however, it reads very well.
The commentary of Sankara the Gita is more challenging, in some places almost incomprehensible, but very nice. You have to read slowly and meditate.

Cosa sto facendo

Sto programmando o, meglio, organizzando il mio prossimo viaggio in India. Ho appena terminato il poderoso e controverso libro "Hindu"
di Wendy Doniger e ora sto leggendo "Delhi" di Rana Dasgupta (Ed. Feltrinelli) e la Bagavad Gita col commento di Sri Sankara (Ed. Luni).
Il viaggio: Mumbai, Aurangabad, Ellora e Ajanta, Nasik, Cochin. Partenza il 27 dicembre, rientro l'11 gennaio. Mezzi di trasporto, aereo, treno e auto.
"Hindu" è un libro che fornisce molte informazioni, ma che pecca di superficialità pretendendo di narrare la storia (alternativa) dell'India dalle origini, 50 milioni di anni fa, alla diaspora indiana negli Stati Uniti. Le pagine sono tante (776), ma non sufficienti ad evitare il peccato di superficialità. Comunque è una lettura molto interessante e istruttiva anche se certi terorie mi sembrano un po' campate per aria.
Del libro "Delhi" sono appena all'inizio (140 pagine su 443), è quindi presto per dare un giudizio, comunque si legge molto bene. 
Il commento di Sankara alla Gita è più impegnativo, in certi punti quasi incomprensibile, ma molto bello. Bisogna leggere lentamente e meditare.

domenica 4 ottobre 2015

Chinnamasta, the self-decapiting Goddess




Goddess Parvati was bathing in the cool waters of the river Mandakini, when her two attendends Dakini and Varnini, also known as Jaya and Vijaya, told her that they were hungry and wanted to eat.
The Goddess asked them to wait, but they  insisted the same lot.
Parvati then with the nail of his thumb (or with a sword) cut cleanly through her own head and it fell on her hand.
Severed neck began to flow three spurts of blood that fell directly into the mouth of Dakini and Varnini, while the third went to the mouth of Parvati same.
Was born Chinnamasta or Chinnamundi, the "goddess headless" (in Sanskrit 'chinna' means 'separate' and 'masta' means 'head').
Chinnamasta is one of the ten Mahavidyas I mentioned in this post.
The iconography (see photo) generally rapresents her as a woman holding her head on a hand and neck severed three springs gush of blood that are consumed by the two maids and her own head.
The  Goddess is represented above a man and a woman in the sexual act, they are the God of love, Kama, and his wife Rati, the Goddess of sexual desire.
The neck of the goddess is adorned with skulls and human heads.
The meaning of this deity is controversial.
For more traditional Hinduism, the goddess refers to Vedic sacrifice after which the sacrificial victim was decapitated and to the idea according to which life is born from death in a circular path powered.
The separation of the head from the body and overpower the two deities of desire, also  symbolize detachment from material things, the phenomenal reality and, above all, the ability to control sexual desire, emblematic symbol of all that hinders the attainment of liberation.
In Tantrism instead the meaning of the Goddess is different.
The blood gushing represent the kundalini, the energy that resides in the last chakra of our body and that goes back to the head. In tantric ritual it is in fact central consumption of body fluids. Energy is awakened from its wish-fulfillment represented by the sexual Kama and Rati that then they would not be submissive position, but would be the basis of energy Chinnamasta.







Chinnamasta, la Dea senza testa

La Dea Parvati stava facendo il bagno nelle fresche acque del fiume Mandakini, quando le sue due ancelle, Dakini e Varnini, conosciute anche come Jaya e Vijaya, le dissero che avevano fame e che volevano mangiare. 
La Dea chiese loro di attendere, ma le stesse insistettero molto. 
Parvati allora con l'unghia del suo dito pollice (o con una spada) si tagliò di netto la testa che le cadde sulla mano destra. 
Dal collo mozzato cominciarono a sgorgare tre zampilli di sangue che caddero direttamente nella bocca di Dakini e Varnini, mentre il terzo andò nella bocca di Parvati stessa. 
Era nata Chinnamasta o Chinnamundi, la "dea senza testa" (in sanscrito 'chinna' significa 'separato' e 'masta' significa 'testa').
Chinnamasta è una delle dieci Mahavidya di cui ho parlato in questo post.
L'iconografia (vedi foto sopra) generalmente la rappresenta come una donna che tiene su una mano la propria testa mentre dal collo mozzato sgorgano tre zampilli di sangue che vengono bevuti dalle due ancelle e dalla sua stessa testa.. 
La Dea è rappresentata sopra un uomo e una donna nell'atto sessuale, sono il Dio dell'Amore, Kama, e sua moglie Rati, la Dea del desiderio sessuale. 
Il collo della dea è ornato di crani o teste umani.
Il significato di questa divinità è controverso.
Per l'induismo più tradizionale, la Dea rimanda al sacrificio vedico al termine del quale la vittima sacrificale veniva decapitata e alla concezione in base alla quale la vita nasce dalla morte in un percorso circolare autoalimentato.
La separazione della testa dal corpo ed il sovrastare le due divinità del desiderio, simboleggerebbero inoltre il distacco dalle cose materiali, dalla realtà fenomenica e, soprattutto, la capacità di controllare il desiderio sessuale, simbolo emblematico di tutto ciò che ostacola il raggiungimento della liberazione.
Nel tantrismo invece il significato della Dea è di tuttaltro tenore. 
Il sangue zampillante rappresenterebbe la kundalini, l'energia che risiede nell'ultimo chakra del nostro corpo e che risale fino alla testa. Nel rituale tantrico è infatti centrale il consumo dei fluidi corporali. L'energia è risvegliata proprio dal soddisfacimento del desiderio rappresentato dall'atto sessuale di Kama e Rati che quindi non sarebbero in posizione sottomessa, ma sarebbero la base energetica di Chinnamasta.







venerdì 5 giugno 2015

Il Panchamakara e il tantrismo

Nell’induismo è centrale il dilemma che riguarda la realtà fenomenica: luogo immaginario creato dall’illusione di maya dal quale fuggire per raggiungere la liberazione o strumento attraverso il quale necessariamente passare per interrompere il ciclo delle rinascite, il samsara?
Questo dilemma, che pare una contraddizione incolmabile, è risolto in modo forse inusuale nel tantrismo. Non si tratta di una religione a sè stante, ma di un approccio, di un metodo prevalentemente rituale col quale si vive e si pratica l’induismo.
Non eliminare il reale, ma sublimarlo. Non eliminare i desideri astenendosi da essi, ma soddisfacendoli in modo rituale fino al parossismo.  
Il Panchamakara è il rituale delle "5 M", i cinque elementi che iniziano appunto con la lettera M. Si tratta di:
madya, il vino o altra bevanda inebriante
mamsa, la carne
matsya, il pesce
mudra, chicchi di grano
maithuna, l’unione sessuale
E così, mentre per l’induismo più classico il raggiungimento della liberazione passa attraverso l’astensione da questi cinque elementi, il tantrismo prevede un’esaltazione di tutte queste energie. Le funzioni del bere, del mangiare, del procreare che in genere legano l’uomo all’illusione di maya e quindi lo allontanano dalla liberazione, vengono elevate a un piano superiore, sublimate compiendole in maniera rituale talvolta anche solo simbolica.

lunedì 4 maggio 2015

Jaya, Vijaya and four Kumaras

"Garuda Vahan Vishnu," from the Ravi Varma studio, c.1910's Source- ebay, Oct. 2009.jpg
Vishnu with Garuda
Sanaka, Sanandana, Sanatana, and Sanatkumara were the Kumaras, the four beings born from the mind of Brahma at the origin of the creation.

One day the Kumara decided to go to pay homage to Vishnu and presented themselves to the gate of Vaikuntha, the kingdom of God.
The Kumaras, thanks to their meditation and a gift given to them by Brahma, they always look like children, kumara in Sanskrit means in fact child.
When Jaya and Vijaya, who were guarding the gates of Vaikuntha, saw these four children, they blocked their passage, saying that Vishnu was resting and could not be bothered.
The Kumaras replied that Vishnu always had time for his own devotees and that no one could stop them. But Jaya and Vijay were adamant.
The Kumaras then decided to teach a lesson to those two guards and threw them a curse would be reborn on earth as mortal beings.
The two realized their mistake too late, then they went to Vishnu to be loose from the curse.
"You know that no one can be dissolved by a curse when it was launched - said Vishnu - so you have to be born as mortals. I give you, however, two alternatives: you can be born seven times as my devotees or you can be born as my enemies, but only three times."
Jaya and Vijaya much thought to the two alternatives. Finally, they decided to be born just three times as enemies of Vishnu, because they could not think of being separated from God for seven long earthly lives.
The first time Jaya and Vijaya were born as Hiraneyaksha and Hiraneyakashyipu in Satya Yuga. Hiranyaksha was a asura, a demon who was killed by Vishnu came to earth as Varaha, the boar lifted the earth from the cosmic ocean floor. While Hiranyakasipuvenne killed by Narasimha, also avatar of Vishnu.
Jaya and Vijaya were born then as Ravana and Kumbhakarna in Treta yuga and were killed by Vishnu in his avatar of Rama and Lakshmana.
Jaya and Vijaya finally finally born in Dwapara Yuga as Sisupala and Dantavakra and were killed by Balarama and Krishna, avatar of the god Vishnu.
Jaya and Vijaya then had three times as enemies of Vishnu and three times they were killed by avatars of the great God. 

At the end of their third life, they obtained the liberation and came back to the doors of Vaikhunta.



Jaya, Vijaya e i quattro Kumara

"Garuda Vahan Vishnu," from the Ravi Varma studio, c.1910's Source- ebay, Oct. 2009.jpg
Vishnu su Garuda
Sanaka, Sanandana, Sanatana e Sanatkumara erano i Kumara, i quattro esseri nati dalla mente di Brahma all’origine della creazione.
Un giorno i Kumara decisero di andare a rendere omaggio a Vishnu e si presentarono alle porta del Vaikuntha, il regno del Dio.
I Kumara, grazie alla loro meditazione ed ad un dono concesso loro da Brahma, avevano sempre l’aspetto di bambini, kumara in sanscrito significa infatti bambino.
Quando Jaya e Vijaya, che facevano la guardia alle porte del Vaikuntha, videro questi quattro bambini, bloccarono loro il passaggio, dicendo che Vishnu stava riposando e non poteva essere disturbato.
I Kumara replicarono che Vishnu aveva sempre tempo per i suoi devoti e che nessuno poteva fermarli. Ma Jaya e Vijay furono irremovibili.
I Kumara allora decisero di dare una lezione a quei due guardiani e lanciarono loro una maledizione: sarebbero rinati sulla terra come esseri mortali.
I due si resero conto del loro errore troppo tardi, si recarono quindi da Vishnu per essere sciolti dalla maledizione.
“Sapete che nessuno può essere sciolto da una maledizione quando questa è stata lanciata – rispose Vishnu – quindi dovrete nascere come mortali. Vi dó però due alternative:  potete nascere per sette volte come miei devoti oppure potete nascere come miei nemici, ma solo per tre volte.”
Jaya e Vijaya pensarono molto alle due alternative. Alla fine decisero di nascere tre volte come nemici di Vishnu, perché non potevano pensare di essere separati dal dio per sette lunghe vite terrene.
La prima volta Jaya e Vijaya nacquero come Hiraneyaksha e Hiraneyakashyipu nel Satya Yuga. Hiranyaksha era un demone, un asura che fu ucciso da  Vishnu dopo sceso in terra sotto forma di Varaha, il cinghiale che sollevò la terra dal fondo dell’oceano cosmico. Mentre Hiranyakasipuvenne ucciso da Narasimha, anch’esso avatar di Vishnu.
Jaya e Vijaya nacquero poi come Ravana e Kumbhakarna ne Treta-yuga e vennero uccisi da Vishnu nei suoi avatar di Rama e Lakshmana.
Jaya e Vija infine alla fine nacquero nel Dwapara Yuga come Shishupala e Dantavakra e vennero uccisi da Krishna e Balarama, avatar del dio Vishnu.
Jaya e Vijaya quindi nacquero tre volte come nemici di Vishnu e per tre volte vennero uccisi da avatar del grande dio. Al termine della loro terza vita, ottennero la liberazione e tornarono alle porte del  Vaikhunta.



domenica 8 marzo 2015

Ten Mahavidyas

Chinnamasta
The Mahavidyas are the ten goddesses representing the transcendent knowledge (maha = great, vidya = knowledge), the ten aspects of the great goddess, the ten types of shakti, of Shiva's energy, and the energy of the whole universe, of microcosm and macrocosm which govern the whole existence.
These deities - venerated especially in Tantrism - represent everything that can be known. The one is from the other and represent all the phenomenal world, from its creation to its dissolution.
It is Kali, the black, the absolute night, the passage of time, the destruction.
Tara, the embryo from which the universe is born, the one who creates the space, the emptiness and the need to fill it, the hunger and the need to feed that is characteristic of all that is created: to exist you have to devour another existence and so on.
Sodashi, the sixteen year old girl, (Sodashi in Sanskrit means 'sixteen') the age of perfection, a full cycle of the moon from new moon to full moon.
Chinnamasta yantra color.jpg
Chinnamasta Yantra
Bhuvaneshvari, the queen of the world, the one who rules the world.
Chinnamasta, the decapitated, she who presides over the ritual sacrifice. The terrible goddess holding a bloody knife in one hand and in the other her own head drinking the blood gushing from the severed neck.
Bhairavi, the terrible, the goddess of terror, the one who presides over the death and dissolution. The goddess of desire that leads to the dissolution of the body.
Dhumavati, the goddess steaming, what remains of the universe destroyed by the fire of dissolution. Nothing remains, only smoke. And 'the goddess of poverty, misfortune, illness. His vahana is an ass.
Bagala, the goddess with the head of the crane, the goddess of hatred, jealousy, cruelty, black magic and poisons.
Matangi, the dominatrix, the power of the elephant symbol of royalty. Restore peace, tranquility.
Kamala, the maiden lotus, the one who gives joy. Pure self-consciousness, found unity.

Le dieci Mahavidya

Chinnamasta devi.jpg
Chinnamasta
Le Mahavidya sono le dieci dee che rappresentano la conoscenza trascendente (maha = grande, vidya = conoscenza), i dieci aspetti della grande dea, le dieci tipologie della sakti di Shiva, l’energia del grande dio e l’energia di tutto l’universo, microcosmo e macrocosmo di cui regolano l’intera esistenza.
Queste divinità - venerate soprattutto nel tantrismo -  rappresentano tutto ciò che può essere conosciuto. L’una sorge dall’altra e rappresentano tutto il mondo fenomenico dalla sua creazione alla sua dissoluzione.
Si tratta di Kali, la nera, la notte assoluta, lo scorrere del tempo, la distruzione.
Chinnamasta yantra color.jpg
Lo yantra di Chinnamasta
Tara, l’embrione dal quale nascerà l’universo, colei che crea lo spazio, il vuoto e la necessità di riempirlo, la fame e la necessità di nutrirsi che è caratteristica di tutto ciò che è creato: per esistere devi divorare un’altra esistenza e così via.
Sodashi, la ragazza sedicenne, (sodashi in sanscrito significa 'sedici') l’età della perfezione, un ciclo completo della luna dal novilunio al plenilunio.
Bhuvaneshvari, la regina del mondo, colei che regge il mondo.
Chinnamasta, la decapitata, colei che presiede il sacrificio rituale. La terribile dea che tiene in una mano un coltello insanguinato e nell’altra la propria testa che beve il sangue che zampilla dal collo reciso.
Bhairavi, la terribile, la dea del terrore, colei che presiede alla morte e alla dissoluzione. La dea del desiderio che porta alla dissoluzione del corpo.
Dhumavati, la dea fumante, ciò che resta dell’universo distrutto dal fuoco della dissoluzione. Non resta niente, solo fumo. E’ la dea della povertà, della sfortuna, della malattia. Suo vahana è un asino.
Bagala, la dea dalla testa di gru, la dea dell’odio, della gelosia, della crudeltà, della magia nera e dei veleni.
Matangi, la dominatrice, potenza dell’elefante simbolo di regalità. Riporta la pace, la tranquillità.
Kamala, la fanciulla del loto, colei che dona gioia. Pura coscienza di sé, unità ritrovata.

sabato 7 febbraio 2015

Rangoli

Kolam for Lingam
Rangoli for Onam

They are called rangoli or kolam or in many other ways depending on the area of India (Kolam in Tamil Nadu; Mandana in Rajasthan; Alpana in West Bengal; Aripana in Bihar; Chowk Pujan in Uttar Pradhesh; Muggu in Andhra Pradhesh; Golam kolam or Kalam in Kerala; Chaookpurna in Chhattisgarh).
They are auspicious drawings used mainly in the south of India.
Rangoli for Nandin
There are motifs of various sizes, some very simple other particularly elaborate, which are made on the sidewalk in front of the entrances of the houses, on the threshold, in homes and temples or before the image (murti) of the deities.
They are generally made every morning by the women as if that activity was a kind of prayer or even a form of meditation, especially in the case of more elaborate rangoli which require more time to be realized.
There  generic rangoli, others driving away bad luck, others purely ornamental, and then there are rangoli specific for a particular deity or a special feast.
Colorful rangoli
As with everything in India, there are specific rules and textbooks that provide examples, sizes, colors, times and meanings of these interesting designs.
They can be made with rice flour, but also chalk, sand or even flower petals as the one I photographed in Kerala during Onam Festival (photo top right).
In India sell pieces of bamboo canes properly drilled, within which is poured flour or sand. Rolling on the floor bamboo, flour coming out from the holes consists of beautiful rangoli.




Rangoli

Rangoli per Onam - Kerala
Kolam innanzi al Lingam
Si chiamano rangoli o kolam o in tanti altri modi a secondo della zona dell'India (Kolam in Tamil Nadu; Mandana in Rajasthan; Alpana in West Bengal; Aripana in Bihar; Chowk Pujan in Uttar Pradhesh; Muggu in Andhra Pradhesh; Golam kolam o Kalam in Kerala; Chaookpurna in Chhattisgarh).
Sono disegni beneauguranti utilizzati soprattutto nel sud dell'India.
Un rangoli per Nandin
Si tratta di motivi ornamentali di varie dimensioni, alcuni molto semplici altri particolarmente elaborati, che vengono realizzati sul marciapiede davanti agli ingressi delle abitazioni, sulle soglie, all'interno delle case e dei templi o davanti all'immagine (murti) delle divinità.
In genere vengono realizzati ogni mattina dalle donne come se quell'attività fosse una specie di preghiera o anche una forma di meditazione soprattutto nel caso di rangoli più elaborati che richiedono più tempo per essere realizzati.
Un altro kolam per il Lingam
Esistono rangoli generici, altri che scacciano la sfortuna, altri puramente ornamentali, e poi esistono rangoli specifici per una determinata divinità o una festa particolare.
Rangoli colorato
Come per tutto in India, esistono precise regole e libri di testo che forniscono esempi, misure, colori, tempi e significati di questi interessanti disegni.
Possono essere realizzati con farina di riso, ma anche gesso, sabbia o anche petali di fiori come quello che ho fotografato in Kerala durante la Festa di Onam (foto in alto a destra).
In India vendono anche pezzi di canne di bambù opportunamente forate, all'interno delle quali viene versata la farina o la sabbia. Rotolando in terra il bambù, la farina che esce dai fori compone dei bellissimi rangoli

















venerdì 30 gennaio 2015

30 gennaio 1948: in ricordo di Gandhi


Il 30 gennaio 1948 il Mahatma Gandhi venne ucciso. Come ogni anno lo ricordo con un suo pensiero.


"Il non possedere è alleato del non rubare. Una cosa inizialmente non rubata va considerata rubata se la possediamo senza averne bisogno. Il possesso implica l'accumulo per il futuro. Un cercatore della verità, un seguace dell'Amore, non può trattenere niente in vista del domani. Dio non fa mai scorte per il domani. Dio non crea mai niente di più di ciò che è strettamente necessario per il momento. Se abbiamo fede nella sua provvidenza, dobbiamo essere certi che ogni giorno ci darà ogni cosa ci occorrerà."

M. K. Gandhi




sabato 3 gennaio 2015

Istruzione, benessere e tasso di natalità


Sono passate alcune settimane dalla morte di alcune donne che si erano sottoposte ad un trattamento di sterilizza-zione nello stato indiano del Chattisgarh
Aldilà del dolore e del giusto sdegno, il fatto evidenzia una volta ancora l'inutilità e la dannosità dei programmi di sterilizzazione finalizzati alla riduzione del tasso di natalità. 
Ormai le statistiche e gli studi sull'argomento sono chiari. Rara-mente iniziative volte alla sterilizzazione maschile e/o femmi nile hanno avuto successo e proprio l'India dovrebbe saperlo.
Le grandi e costosissime campagne di sterilizzazione organizzate dai governi di Indira Gandhi e portate avanti dal figlio Sanjay, si sono dimostrate dei fallimenti. E così le successive, spesso incentivate con qualche migliaia di rupie, ma raramente incisive.
Nel 2012 in India sono state effettuate circa 4,6 milioni di sterilizzazioni femminili e circa 110mila maschili pari al 37% delle sterilizzazioni di tutto il mondo. Eppure l'India è il paese con uno dei maggiori tassi di crescita della popolazione al mondo e nel 2050 sarà il paese più popoloso al mondo superando la Cina e fallendo tutti gli obiettivi demografici che si era data (clicca qui). Su 7 miliardi e 300 milioni di abitanti sulla terra, attualmente 1 miliardo e 200 milioni sono indiani.
Cosa ci vuole allora? Vediamo alcuni dati raccolti dal sito indiastat e da due pubblicazioni di Amartya Sen che vi consiglio: "L'altra India" e "Una gloria incerta" (Ed. Mondadori).
Per esempio, "il nesso tra alfabetizzazione femminile e fertilità è particolarmente evidente", ugualmente rilevante è il livello di partecipazione delle donne al lavoro e il livello di benesse generale, in Kerala - considerato uno degli stati socialmente più avanzati dell'India, il tasso di fertilità (nascite per donna) è di 1,8 contro il 2,4 del tasso indiano
Tassi di natalità bassi sono anche quelli del tamil Nadu e del Himachal Pradesh
Ebbene il livello di povertà (popolazione sotto la soglia di povertà) del Kerala è pari al 12% della popolazione, quello del Tamil è il 17% e quello dell'Himachal è del 9,5% a fronte di una media nazioanle del 29,8% con punte del 53,5% nel Bihar e del 48,7% dello Chattisgarh.
Per quanto riguarda l'alfabetizzazione femminile invece, a fronte di una media nazionale del 65,5%, il Kerala ha una tasso del 92%, l'Himachal del 76,6% e il Tamil del 73,9 mentre nel Bihar è del  53,3% e nel Chattisgarh del 60,6%.
I dati sulla fertilità sono inversamente proporzionali: nel Bihar è del 3,6%, nel Chattisgarh è del 2,7%, nel Kerala e nel Himachal è dell'1,8% e nel Tamil è dell'1,7%. 
Insomma il tasso di natalità è più alto laddove c'è più povertà e meno istruzione.



Education, welfare and birth rate

It's been a few weeks since the death of some women who were subjected to a sterilization treatment in the Indian state of Chattisgarh.

Beyond the pain and just indignation, the fact shows once again the futility and harmfulness of sterilization programs aimed at reducing the birth rate.
Now the statistics and studies on the subject are clear. Rarely initiatives aimed at male sterilization and/or women have been successful and India should know it.
Large and expensive sterilization campaigns organized by the governments of Indira Gandhi, and run by his son Sanjay, have proved failures. And so the next, often encouraged by a few thousand rupees, but rarely effective.
In 2012 in India were made about 4.6 million female sterilizations and about 110 thousand men, 37% of sterilizations worldwide. Yet India is the country with one of the highest rates of population growth in the world and in 2050 will be the most populous country in the world surpassing China and failing all demographic targets that had been given (click here). On 7 billion and 300 million inhabitants on earth, currently 1 billion 200 million Indians.
What does it take then? Let's see some data collected from the site Indiastat and two publications of Amartya Sen that I recommend: "The Other India" and "An uncertain glory".

For example, "the link between female literacy and fertility is particularly evident", equally important is the level of participation of women at work and the level of benesse general in Kerala - considered one of the most socially advanced states of India, the rate fertility (births per woman) is 1.8 compared to 2.4 in the rate of India

Low birth rates are also those of Tamil Nadu and Himachal Pradesh
Well the poverty level (population below the poverty line) of Kerala is 12% of the population, that of Tamil is 17% and that of Himachal is 9.5% compared with an average of 29 nazioanle, 8% with peaks of 53.5% in Bihar and 48.7% of Chattisgarh.
As for the female literacy instead, compared to a national average of 65.5%, Kerala has a rate of 92%, 76.6% of the Himachal and Tamil 73.9 while in Bihar is the 53.3% and 60.6% in Chattisgarh.
The data on fertility are inversely proportional: Bihar is 3.6%, in Chattisgarh is 2.7%, in Kerala and Himachal is 1.8% and 1.7% is in Tamil.
In short, the birth rate is higher where there is more poverty and less education.